Esequie di don Mario Malacrida

Il nostro don Mario ha concluso la sua esistenza terrena in un giorno veramente speciale, quello in cui la liturgia della Chiesa celebra la festa della Trasfigurazione del Signore, quando cioè “il suo volto brillò come il sole” (Mt 17,2) e i suoi discepoli videro la sua gloria, esperienza benefica, che permise loro di non essere travolti dal tragico evento della sua passione.

Gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, i tre che saranno presenti con Gesù pure al Getsemani, assistono stupefatti, sulla cima della montagna, alla manifestazione gloriosa del loro maestro e signore, testimoni della splendida luce, che li coinvolgerà nella stessa avventura dentro la quale Gesù li ha resi partecipi. Ai discepoli è data la grazia di vedere Gesù nella sua gloria, splendente di luce soprannaturale, che si irradiava da lui stesso. I tre discepoli ancora non lo capiscono fino in fondo, ma si fidano. Non arrivano a comprendere pienamente il mistero di Gesù che parla apertamente della sua passione e croce, ma seguono fiduciosi il suo cammino.

Nella trasfigurazione il Padre parla dal cielo, rendendo testimonianza al Figlio, mentre lo Spirito Santo è presente in quella occasione non in forma di colomba, bensì come nube luminosa. Due grandi del Primo testamento, Mosè ed Elia confermano il Signore circa la strada di dolore e di amore che egli intende percorrere, mentre ai tre discepoli confusi è concesso un anticipo della gloria futura. Il Padre invita poi i discepoli di ascoltare il Figlio: questo è il suo profondo desiderio che rivolge anche a noi, oggi.

Anche le date, nel calendario di una esistenza personale, acquistano un loro valore significativo. Niente è frutto del caso, così che la chiamata di don Mario alla pienezza della vita, come già un giorno s. Paolo VI, in questa particolare ricorrenza della Trasfigurazione, assume un significativo valore, a testimonianza di una vita intera, progressivamente trasfigurata dalla passione, dalla morte e dalla risurrezione del Signore, mistero di sofferenza, ma soprattutto dono d’amore infinito da parte di Gesù. La vita cristiana è, infatti, per ogni battezzato un continuo cammino di trasfigurazione, fino a identificarsi con il Signore Gesù.

Anche don Mario ha sperimentato una progressiva, paziente trasfigurazione nel tempo del suo lungo ministero pastorale, svolto con generoso impegno dapprima a Capiago, come vicario parrocchiale, dall’anno della sua ordinazione presbiterale nel 1971, poi parroco a Pigra e Blessagno, e successivamente a Lenno, dal 1991, per ben venticinque anni, concludendo poi come collaboratore (discreto e generoso) presso la nostra Comunità pastorale di Tremezzo, Griante e Mezzegra.

Ogni sacerdote è sempre un grande dono di Dio, scelto tra i fratelli e le sorelle per essere inviato a tutti. Ciascun presbitero, naturalmente, si esprime attraverso le sue caratteristiche umane, spirituali e pastorali, comprese le inevitabili fragilità, ma una comunità avverte come irrinunciabile il servizio che un prete svolge quale principio unificante, a cui tutti i cristiani possono convergere, ciascuno con i propri doni e le specifiche responsabilità, nella costruzione di una Chiesa sinodale.

La comunità cristiana sa esprimere il bisogno di sperimentare il dono della paternità, che la Chiesa affida a ogni sacerdote perché mediante una continua vicinanza e una costante sollecitudine possa rivelare soprattutto la bontà misericordiosa di Dio e il suo amore per ognuno.

Ringraziamo il Signore perché don Mario ha vissuto il suo ministero con questo preciso intendimento, donando generosamente tutto sé stesso, senza misura, fino alla fine. La sua dipartita nel giorno della Trasfigurazione è il segno mediante il quale Dio ha sigillato il suo ministero, colmandolo di quella pienezza di luce che Egli è solito riservare ai suoi servi fedeli.

Oscar card. Cantoni

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