Chiavenna, 10 ottobre 2023

Festa Madonna di Gallivaggio

L'omelia del vescovo Oscar card. Cantoni

Il 10 ottobre è un giorno di memoria, una data inscritta indelebilmente nel cuore di ogni chiavennasco, che frequenti o no la Chiesa, che coltivi la sua fede o al contrario viva una fede assopita.

Tutti sanno che oggi è giorno di festa, in cui si ricorda l’apparizione di Maria a Gallivaggio.

Gli abitanti di questa Valle gioiscono per questa felice occasione perché sanno che su Maria, madre di Gesù e madre nostra, possono sempre contare. Essi proseguono una antica tradizione mariana, frutto della fede trasmessa dai padri.

È noto, correva l’anno 1492, una data facile da memorizzare. Maria, come sempre, si è presentata non a grandi personaggi, ma ai piccoli e ai poveri, come a Fatima ai tre pastorelli, Giacinta, Francisco e Lucia, nel 1917, come a Lourdes a Bernadette, nel 1858. Questa volta, qui da noi, nella valle di San Giacomo, a due semplici ragazzine, in cerca di castagne, a cui si è manifestata come Madre di Misericordia.

Ed è proprio con i piccoli e i poveri che Dio sempre costruisce la sua storia di salvezza. Essi sono disposti a collaborare umilmente con lui e a compiere volentieri, e non mai controvoglia, la sua volontà.

Oscar card. Cantoni

Siamo accorsi, come ogni anno, in questa chiesa che ospita provvisoriamente l’effige di Maria, in attesa che possa essere riportata, in un giorno benedetto, nella sua casa originaria, dove ci attende tutti, nel suo luogo abituale, una casa di preghiera, di conversione, in cui sperimentare la misericordia del Padre, la bontà salvatrice di Cristo, Il figlio amato, la forza rinnovatrice e consolante dello Spirito santo, perché dove c’è Maria, lì la ss. TRINITÀ è all’opera efficacemente.

Maria ci è stata donata da Gesù morente attraverso il discepolo amato, presente con Lei sotto la croce. Da allora Maria mantiene il compito di custodirci, di prenderci cura, come suoi figli amati, come discepoli del suo Figlio.

La nostra preghiera non si racchiude dentro il nostro spazio vitale, non può essere circoscritta dentro i nostri confini territoriali, ma deve raggiungere tutti i nostri fratelli distribuiti nel mondo, soprattutto i popoli in guerra, le cui sofferenze dobbiamo sentire nostre, per non vivere nella indifferenza. Siamo un solo corpo, un’unica famiglia, responsabili gli uni degli altri.

Affidiamo dunque a Maria la preoccupante crisi in Medio Oriente, che tanto dolore e tanti lutti sta suscitando in questi giorni. Senza dimenticare la martoriata Ucraina, come anche gli altri popoli in guerra. La maternità di Maria raggiunga quelle situazioni umane che sembrano insolvibili umanamente, perché si possa finalmente raggiungere soluzioni eque per una pace giusta. La guerra è sempre una sconfitta della umanità.

Venendo più vicino a noi, abbiamo raccomandato a Maria, pochi giorni fa, don Gigi Pini, uno dei nostri sacerdoti, che il Signore ha chiamato a sé, perché lo accompagni nel santo viaggio e possa godere il dono della pienezza della vita e la pace eterna.

A Maria affidiamo oggi la nostra suor Serena, oriunda di Gordona, delle suore di Mese, che ricordiamo sempre con gratitudine per il tanto bene che hanno seminato tra noi. Oggi suor Serena ricorda qui tra i suoi convalligiani, il venticinquesimo della sua donazione al Signore. Alla chiamata del suo Sposo e Signore, ella ha risposto con gioia il suo “eccomi”, senza condizioni, senza se e senza ma, per tutta la vita.

Nello scorso mese di settembre, poi, un’altra chiavennasca si donata al Signore, Alice Guanella, nelle Piccole Apostole della Carità, ed è bello e consolante constatare che Cristo è preso in parola ancora oggi. Egli continua a chiamare uomini e donne alla sua sequela e non mancano anche tra noi risposte generose e audaci. Ricordiamo anche con gioia i due seminaristi chiavennaschi.

Sono molti i modi in cui i discepoli del Signore traducono la scelta battesimale, nel sacramento del matrimonio, nella vita consacrata, nel sacerdozio ministeriale e attraverso altre particolari forme vocazionali, anche nuove. Tra le tante possibili, si è installata da qualche mese a Prata Camportaccio la comunità Papa Giovanni XXIII con il dono di una particolare cura verso persone povere e sole, accolte fraternamente e con tanta tenerezza.

Si tratta di segni grandi che interpellano tutta la nostra Comunità ecclesiale, che stimolano tutti i cristiani delle nostre Comunità a un impegno più grande, a un prenderci cura gli uni degli altri, a farci testimoni della misericordia di Dio, a cui siamo stati richiamati anche con il recente Sinodo diocesano, appena concluso.

Maria faccia sperimentare di nuovo a tutti la misericordia del Padre e ci insegni ad essere noi pure misericordiosi nei confronti dei nostri fratelli, anche a prezzo di qualche sacrificio, come lo richiede la situazione odierna, in questo tempo così drammatico e preoccupante. Un motivo in più per ricorrere a Maria e rifugiarsi sotto il suo materno manto.

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Oscar card. Cantoni