Incontro degli Uffici di Curia col Vescovo

Mercoledì 6 giugno, presso il Seminario Vescovile, si è tenuto l’incontro del Vescovo, mons. Oscar Cantoni, con tutti i collaboratori degli Uffici di Curia ed è stata l’occasione per ringraziare e salutare chi lascia, dopo anni, il proprio impegno a servizio della diocesi. Molto bello l’intervento del Vescovo, che riportiamo di seguito:

«E’ un momento molto prezioso quello che ci è dato di vivere, per riflettere sul nostro comune impegno ecclesiale, un tempo opportuno per ringraziare di vero cuore quanti portano a compimento il loro mandato, ma anche una occasione favorevole per approfondire la nostra formazione che ci permette di continuare il nostro lavoro, ciascuno con le proprie competenze e i personali compiti, ma con una grande sintonia, in una vera e stabile unità di intenti.

Così si evita ogni tentazione di autoreferenzialità, nella tentazione di gestirsi in proprio, si entra una volta ancora e una volta di più nella certezza di sentirci tutti impegnati per un unico scopo, a servizio della Chiesa diocesana.

Mi preme sottolineare alcune “dimensioni comuni”, che devono essere sempre considerate, nello svolgimento dei propri compiti, anche se sembrano tanto distanti dall’impegno specifico che ciascuno svolge. Un testo ideale di riferimento comune può essere la famosa frase di San Gregorio Magno, nella sua Regola pastorale: “Bonum animarum suprema lex esto”. Che tradotto potrebbe risuonare così: “Il nostro intento comune è la promozione della vita cristiana a livello dei singoli battezzati, e insieme della dimensione comunitaria”.

L’impegno (amministrativo, economico, pastorale) ha il solo scopo di mettersi al servizio dei fedeli, e più in generale della comunità cristiana, diffusa sul nostro vasto territorio attraverso le parrocchie e  i vicariati. Così non siamo dei mestieranti che svolgono a livello tecnico il loro impegno professionale, ma persone con un’anima comune: la passione per il regno di Dio, di cui la Chiesa è una porzione manifesta.

A conferma di ciò un passaggio del Direttorio per il ministero pastorale dei Vescovi, al n. 178: “Nel dirigere e coordinare il funzionamento di tutti gli organi diocesani, il Vescovo terrà presente che le strutture diocesane debbono essere sempre al servizio del bene delle anime e che le esigenze organizzative non devono anteporsi alla cura delle persone. Occorre, perciò, fare in modo che l’organizzazione sia agile ed efficiente, estranea ad ogni inutile complessità e burocratismo, con l’attenzione sempre rivolta al fine soprannaturale del lavoro”.

Sottolineo perciò alcune costanti, dimensioni comuni a cui fare riferimento se si vuole vivere la ecclesialità.

  1. E’ necessario innanzitutto possedere uno sguardo lucido sulla realtà in cui siamo chiamati ad operare, illuminato dalla fede. E’ finita l’epoca della cristianità anche nel nostro contesto di vita per l’avanzare della secolarizzazione, i ci effetti sono ben visibili nel nostro contesto di vita; le chiese sono sempre meno frequentate e spesso ridotte a museo. All’estero le chiese vengono abbattute per non perdere capitali nel mantenimento della struttura inutile; le istituzioni civili sono molto rigorose nei confronti della Chiesa e non fanno sconti di nessun genere: occorre trasparenza assoluta; siamo richiamati ad una Chiesa povera, a servizio dei poveri, una Chiesa che usa sì gli strumenti moderni, oggi indispensabili, ma che non capitalizza e non ricerca sicurezze materiali.
  2. La Chiesa esiste per evangelizzare: è la grande sfida oggi aperta. Annunciare Cristo come unico salvatore, aiutare i credenti ad incarnare il Vangelo; aiutare quanti sono in ricerca di Dio per dare senso alla vita; sviluppare la forma comunitaria della fede, costruendo comunità cristiane che siano attrattive, testimoniare la misericordia di Dio nei diversi ambienti di vita attraverso lo splendore della carità. Per questo occorre: – trovare nuove modalità di annunzio e di azione; linguaggi più opportuni, secondo le età; usando correttamente i mezzi di comunicazione oggi disponibili; rispondere alle domande degli uomini di oggi, partendo dalle loro richieste, dalle loro fatiche; prendendo atto della situazione di sofferenze e di povertà (materiale  spirituale) in cui vivono le famiglie, i giovani e  i poveri (con le antiche e nuove forme di povertà); accogliendo le nuove sfide portate da chi viene da altri ambienti di vita, da altre religioni e scelte di valori; non si può vivere passivamente giustificandosi nell’affermare “si è sempre fatto così!”, né rifugiarsi in forme obsolete, né in forme rigide del passato.
  3. Compattezza ed unità di azione, partendo da un unico progetto pastorale, condiviso, proprio dalla Chiesa diocesana. La sinodalità, che è il modus vivendi et operandi di tutto il popolo di Dio, si manifesta nel contribuire alla comune progettazione del progetto pastorale, alla discussione, al confronto con le diverse proposte pastorali, accettando le diversità di tutti come una ricchezza e quindi alla condivisione di alcune scelte, divenute di comune proprietà, tenuto conto delle esigenze dell’ambiente e della situazione storica, sentito il parere delle diverse figure ministeriali e vocazionali (aggregazioni laicali e vita consacrata compresa). Non si tratta di garantire a se stessi il primato di un’idea o di un progetto, lasciando emergere il proprio orgoglio. Che conta è saper rinunciare al proprio progetto (o idea) quando se ne è trovato insieme uno migliore. Prova che si è rinunciato a perdere, cioè ad amare. “Occorre inculcare in quanto lavorano apostolicamente un autentico ardore di santità”, coscienti che l’abbondanza dei frutti e la reale efficacia saranno i risultati non tanto di una perfetta organizzazione delle strutture pastorali, quando dell’unione di ciascuno con ci è la Via, la Verità e la Vita (cf Gv 14,6) (Giovanni Paolo II, Novo Millennio Inuente, 30).
  4. Ringraziamenti. A nome mio personale: tutti voi per il vostro appassionato impegno, ciascuno nel suo ruolo. Sono molto debitore del vostro servizio qualificato, che mi sostiene nell’esercizio del mio ministero episcopale. A nome dell’intera Diocesi, in modo particolare a quanti oggi salutiamo perché si congedano dopo anni di servizio. Alludo in particolare a: monsignor Bruno Ortelli, direttore dell’Ufficio amministrativo; l’economo diocesano, signor Tiziano Maghetti; il collaboratore dell’Ufficio amministrativo, signor Gianni Fois. Ci sono anche nuovi ingressi: la dottoressa Cinzia Ferrari da settembre nuovo economo diocesano (già in queste settimane comincerà a conoscere la realtà diocesana); il dottor Luigi Nalesso (collaboratore del vicario generale, moderatore di Curia).

Oscar, il vostro Vescovo

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