L’Agnello sarà il loro pastore

Cari fratelli diaconi, ma anche amati figli,

Lodo con voi il Signore, che oggi vi ricolma dei suoi multiformi doni: la letizia evangelica, innanzitutto, che permane sempre, anche nei momenti più impegnativi, unita alla saggezza, alla benevolenza verso tutti, e quindi alla magnanimità, che è “il pensare alla grande”, con una buona dose di realismo, unita però a chiaroveggenza e a un pizzico di umorismo!
Senz’altro vi verrà offerto dal Signore uno spirito di mitezza, di umiltà e di compassione verso gli oppressi e quindi di pazienza: essa è il respiro lungo di una grande speranza.
Tutto ciò vi è indispensabile per il non facile ministero pastorale che vi verrà affidato, entrando a far parte del nostro Presbiterio diocesano.

Mentre tutto il popolo pregherà per voi, il Signore Dio vi coprirà con la sua ombra e sarete uomini nuovi, trasformati da questa perenne e vivificante irruzione dello Spirito santo.
Giustamente entrambi potrete proclamare con certezza e attribuire a voi stessi la frase udita di nuovo questa mattina, nella prima lettura dal profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore Dio è su di me”.
La grazia della Pentecoste è viva e operante tra noi, la sua potenza d’amore si è dilatata lungo la storia della Chiesa, ha raggiunto tutte le regioni del Mondo, fino a noi.

A ciascuno di voi sarà dato la possibilità di ricevere e far fruttificare la grazia del Presbiterato, che consiste in una disponibilità ad accogliere, ad amare e servire tutti, in piena gratuità, in un silenzioso lavoro, tenace e amorevole. Si tratta di un dono che non potrete trattenere per voi stessi, ma che saprete condividere, perché i doni di Dio si moltiplicano solo nella misura in cui si spendono, si mettono cioè a disposizione degli altri.
In questo mese vi siete presentati alla Diocesi consegnando in ogni parrocchia un poster in cui è scritto a chiare lettere questa frase dell’Apocalisse: “l’Agnello sarà il loro pastore”. È l’Agnello immolato e vittorioso, cioè Cristo Gesù, crocifisso e risorto, che ci guida alle fonti della vita, a cui ciascun uomo aspira, cioè la pienezza della pace e della gioia. E’ Lui che oggi vi chiama di nuovo, è Lui a cui rispondete con rinnovata adesione.

Ecco allora qualche consiglio che come un padre vi posso offrire.

Non dimenticate che per essere buoni pastori, ossia educatori del popolo di Dio, dovete mantenervi buone pecore, se volete essere di esempio ai fratelli e alle sorelle che vi ascoltano, ma che soprattutto vi vedono, vi osservano attentamente. La gente crede di più agli occhi che alle orecchie!
Resterete quindi, anche da pastori, parte integrante del gregge del Signore. Pecore che sanno immediatamente riconoscere quel Volto che un giorno vi ha incontrati e tratti dietro di sé, persone che percepiscono la dolce voce del Pastore, da seguire con docilità e fiducia, dovunque vada, anche su strade scoscese, alla ricerca di quanti hanno fame e sete di amore, di verità e di bellezza. State accanto a chi soffre, a chi si sente lontano o escluso dalla Chiesa. La vostra non è una professione, ma una donazione, non un mestiere, ma una missione.

Tendete a mantenervi “forti amici” del Signore, persone innamorate di Lui, perché solo così potrete parlarne, in modo tale che altri ne restino affascinati e lo possano, a loro volta, amare e seguire.

La gente “comprende al volo” se siete dei semplici funzionari, ripetitivi di un messaggio, stanchi e spesso delusi, o veri testimoni, persone a cui “brillano gli occhi” quando parlano di Gesù.
Non sono “pii discorsi”, questi, proprio perché oggi c’è estremo bisogno di persone affascinate di Cristo, e queste hanno “ancora presa” sui giovani quando percepiscono il loro zelo.

Da ultimo, imparate, come il pastore buono e bello, Cristo Signore, a “dare la vita”, a spendervi con generosità non nelle grandi occasioni, ma con una fedeltà che si traduce in un vero e proprio “martirio quotidiano”. Ad ognuno è dato di tendere alla santità in una forma propria, ma per tutti, per voi in particolare, essa si traduce non in pochi gesti eroici, ma quale frutto di tanto prolungato amore quotidiano.

Per questo, fate affidamento a Maria, donna della tenerezza e della consolazione, della pazienza e della compassione. Con Lei stabilite un frequente, segreto dialogo, che conforta e lenisce ogni ferita, che allevia gli alti e bassi inevitabili in ogni esperienza pastorale.

Siate sempre lieti nel Signore!

+ Oscar Cantoni

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