ORDINAZIONI DIACONALI

Cari fratelli e sorelle,

quattro nostri amici stanno per ricevere il dono dello Spirito santo, che li trasformerà in diaconi di Cristo e servi della Chiesa. Li accogliamo e li salutiamo con gioia. Sono Luca, Francesco, Alex e Pietro.

Vorrei offrire qualche considerazione proprio a partire dall’episodio che ci è stato narrato nella prima lettura, poiché essi hanno scelto come loro modello di vita il diacono Filippo, descritto negli Atti degli Apostoli.

Filippo si mette in cammino, in totale disponibilità, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza, su ordine a sorpresa di un angelo del Signore.

È mezzogiorno, l’ora più calda del giorno. Nessuna persona di buon senso si incamminerebbe proprio a quell’ ora, tanto che la strada è deserta.

Filippo qui si rivela un uomo che non bada a se stesso e non rifugge dal disagio della calura, dalla fatica dell’impegno, pur di aderire prontamente alla chiamata del Signore. È un uomo ricco di zelo, sollecito alla voce dello Spirito. Non fa calcoli troppo umani circa l’opportunità di mettersi in viaggio o meno, tanto è disponibile agli appelli di Dio, che prevalgono su di lui al di là di ogni altro interesse personale.

Cari amici, essere apostoli del Signore significa non avere troppo tempo per pensare a se stessi, né domandarsi se conviene impegnarsi o meno in un compito pastorale che vi viene affidato. Annunciare Cristo è il più grande atto di carità che potete compiere.

La carità non ha orario. Certo è una logica contro corrente, ma Cristo ha bisogno anche oggi di uomini così, pronti a rischiare l’avventura di seguirlo, affrontando il disagio, con un pizzico di santa ebbrezza, che vi auguro di mantenere anche dopo i facili entusiasmi iniziali.

Lo Spirito Santo induce poi il diacono Filippo ad incontrare personalmente il funzionario della regina di Etiopia. È un pagano, ma è lui pure un uomo religioso, in ricerca. Sta leggendo, di ritorno dal tempio di Gerusalemme, un testo della Scrittura, che gli è ignoto e incomprensibile. Vorrebbe saperne di più. È un testo molto importante che descrive la condizione del Servo del Signore, il futuro Messia crocifisso.

Il diacono Filippo entra in relazione diretta con questo uomo che non appartiene a Israele, che tuttavia è fortemente interessato a conoscere, ad approfondire. Si sente attratto, tanto che si domanda: “E come potrei capire se nessuno mi guida?” e rimane affascinato da ciò che gli viene presentato con cura dal diacono.

Cari amici, non è mai tempo perso entrare in rapporto diretto e personale con quanti il Signore Dio ci mette sulla nostra strada, alla ricerca della verità e dell’amore.

Sono tanti, ancora oggi, i cercatori di Dio, persone di tutte le condizioni che vogliono (ri)comiciare a credere, gente che cerca luce, che vuole risposte di senso, affamati di felicità e di bellezza.

È compito dei pastori inquietare la falsa pace delle coscienze e ridestare i cristiani agli impegni della rinascita battesimale.

Siate perciò vicini, con rispetto e discrezione, a quanti si mettono sulle vostre tracce per cercare aiuto, vicinanza e illuminazione.

Non temete di presentare esplicitamente il Signore Gesù, il messia crocifisso e risorto. Non abbiate paura nel presentare le esigenze della sequela del Signore, anche ai giovani, i quali non sanno che farsene di proposte edulcorate o poco esigenti.

La lettura del testo degli Atti degli Apostoli si conclude quando, giunti provvidenzialmente in prossimità di una sorgente d’acqua, Filippo battezza questo uomo credente, divenuto ora discepolo di Cristo.

Noi non facciamo proselitismo, cercando ad ogni costo di attirare gente persuadendoli alla fede cristiana. Essa è frutto sempre di una scelta personale, del tutto libera. Tuttavia il nostro compito è quello di presentare la vita cristiana come pienezza dell’umano, come ci ricorda il Concilio Vaticano II: “Chi segue Cristo, l’uomo perfetto, si fa lui stesso più uomo” (GS 41). In questo modo ogni persona si sentirà personalmente attratta a condividere la gioia della fede cristiana attraverso la sequela del Signore. Nel Battesimo e negli altri sacramenti si può dire che veramente la Chiesa svela all’uomo il senso della propria esistenza in modo vivo e vitale.

Cari amici, siate sempre lieti di condividere con il vostro vescovo, con i fratelli presbiteri, i diaconi e tutto il popolo santo di Dio l’audace avventura della evangelizzazione, e come la presenta s. Paolo VI,” la dolce e confortante gioia d’ evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime” (EN 80).

È il modo più bello per realizzare insieme il Regno di Dio, che è fraternità, pace e gioia.

Fate della vostra vita un dono. Non andrà persa, ma il Signore vi restituirà il centuplo, come frutto del vostro impegno, e voi ne godrete immensamente.

Oscar card. Cantoni

 

 

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