Ordinazioni Presbiterali

Cari ordinandi Presbiteri,

Un intenso clima di festa, di gioia e di pace caratterizza questa nostra assemblea, dal momento che il dono del Signore di nuovi presbiteri coinvolge, rallegra e consola tutta la nostra santa Chiesa di Como. È un segno di fedeltà e di benevolenza da parte del Signore Gesù nei nostri confronti, ma insieme è anche espressione dei discepoli che rispondono generosamente alla sua chiamata donando la vita.

Gioiamo quindi con voi e benediciamo il Signore che vi ha aiutati a giungere a questo punto della vostra sequela, attraverso quanti vi hanno accompagnato con amore e pazienza lungo le diverse tappe della vostra preparazione. Solo in paradiso saprete riconoscere e ringraziare adeguatamente tutti coloro che con il loro premuroso impegno vi hanno generosamente sostenuto.

Ora con verità potete attribuire a voi stessi l’espressione che abbiamo ascoltato nella prima lettura: “lo Spirito del Signore Dio è su di me“. Lo Spirito Santo sta per ricoprirvi con la sua ombra, vi rivestirà dei sentimenti di Cristo, vi ricolmerà dei suoi doni, perché siate pronti a impegnarvi con coraggio e piena disponibilità alla missione alla quale la Chiesa vi destina.

La consacrazione, infatti, è sempre in vista di una missione. Essa vi apre all’amore e al dono di voi stessi. Si tratta di “portare il lieto annuncio ai miseri, fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore”. Queste immagini esprimono il mandato che vi è richiesto, consistente in un’opera di rinnovamento interiore ed esteriore presso quanti, umiliati, poveri e bisognosi di compassione vivono accanto a voi, perché possano godere la pienezza della vita nuova, offerta da Gesù Cristo con la sua morte e risurrezione.

L’opera della grazia di Dio sia accompagnata dal vostro sostegno premuroso, affabile e per nulla giudicante, pieno di comprensione e di tenerezza, consapevoli della umanità fragile e debole, che accomuna tutti, indistintamente.

Onorate il corpo di Cristo che è la Chiesa a cominciare dai fratelli del nostro Presbiterio, ai quali vi associate per un’opera comune, compiuta in una piena e leale sintonia con il vescovo, con i laici e le laiche e con i membri della vita consacrata.

Il cammino sinodale si impara mentre semplicemente lo si pratica giorno per giorno, collaborando in piena fiducia con tutti e interpretando insieme ciò che lo Spirito Santo ci suggerisce per il bene della Chiesa e del mondo, senza la pretesa di possedere ciascuno le ricette giuste e di volerle difendere a oltranza.

La fantasia e la creatività dello Spirito sono inesauribili e noi abbiamo il compito di scoprire ciò che Egli continuamente suscita nel cuore dei credenti in vista della nuova evangelizzazione.

Si tratta di andare in cerca di chi, per motivi diversi, si è allontanato dalla fede, spesso perché deluso dai nostri comportamenti, di offrire motivi di speranza e di vita a quanti vogliono ricominciare a credere, ma è pure necessario rivitalizzare la fede dei cristiani, per i quali il Vangelo è spesso insignificante, sia di quelli che, pur rimanendo nella  Chiesa, non hanno modo di approfondire le ragioni essenziali della fede e dello stile di vita cristiano, mentre si sono lasciati influenzare dalla mentalità per lo più pagana della società.

Abbiamo doni diversi, secondo la grazia data a ciascuno. “Chi ha un ministero attenda al ministero, chi insegna si dedichi all’insegnamento, chi presiede presieda con diligenza, chi fa opere di misericordia le compia con gioia” abbiamo ascoltato nella seconda lettura. Stima e fiducia reciproca, dialogo sincero e rispettoso sono condizioni che permettono una reciproca intesa, scacciando ogni tentazione di scoraggiamento e di sfiducia, segnale di chi confida solo in sé stesso e non nell’opera creatrice e vivificante dello Spirito.

Infine, un augurio: appassionatevi nel consegnare continuamente la vostra vita a Cristo Signore, mentre divenite veri pastori delle pecore, frequentandole con assiduità, compassione e tenerezza. La gente oggi reclama ardentemente dai pastori una grande vicinanza, soprattutto in certi momenti in cui è più spontanea e necessaria la ricerca di Dio. A differenza di quanto si crede, esiste oggi una vera domanda sui grandi interrogativi della vita, sul significato dell’amore e del dolore, sul Dio di Gesù Cristo, cercato e trovato però in modi diversi di un tempo, con linguaggi e segni nuovi, che occorre pazientemente costruire.

Siate pastori credibili e molti saranno attratti dalla vostra presenza rassicurante e dalla gioia che trasparirà dai vostri volti. Come ricorda Evangelii Gaudium 13, “la gioia evangelizzatrice brilla sempre sullo sfondo della memoria grata: è una grazia che abbiamo bisogno di chiedere”. Il nascere e lo svilupparsi di nuove vocazioni sacerdotali, presso i giovani che vi frequenteranno, dipenderanno anche dalla ammirazione che essi ripongono osservando il vostro stile sacerdotale, teso non a cercare voi stessi, ma la pienezza di vita di quanti vi circondano.

A tutti voi il mio paterno abbraccio benedicente.

Oscar card. Cantoni

condividi su